Descrizione
La Bassa friulana nell’orbita della medicina europea: malattie, medici, rimedi terapeutici e cause di morte nell’Ottocento preunitario
Prima delle scoperte batteriologiche di Pasteur e di Koch avvenute negli ultimi due decenni dell’800, l’ars medica stentava ad affrancarsi da una situazione che non è azzardato definire larvale. Solamente la genialità e l’intuito di alcuni grandi esponenti di quest’arte, pensiamo a Jenner, Laennec, Semmelweis, Lussana, Sacco, Porro ed altri non citati qui per ragioni di spazio, illuminarono il percorso di una medicina che, pur senza avere gli strumenti per farlo, si era presa l’arduo compito di trasformare uno stato sanitario definito dall’empirismo dei guaritori popolari in un altro fissato dalla scientificità della ricerca microbica.
Siamo in un’epoca in cui buona parte delle malattie erano espressione di un intreccio di fenomeni biologici, sociali e naturali. La Bassa friulana non sfuggiva a questa realtà. La sua popolazione pativa oltremodo la malsana posizione geografica e la precarietà economica sviluppando, diversamente che in altre zone friulane, picchi estremi di quelle malattie, in primis malaria e pellagra, risultanti morbose dell’ostilità ambientale e della miseria più nera. Anche la mortalità delle giovani generazioni nella Bassa raggiunse picchi sconosciuti in altre parti del Friuli: un bambino su due, infatti, non superava l’età della fanciullezza. Questa ecatombe di innocenti non originava solamente dalla pletora di malattie infettive che la medicina premicrobica non riusciva nemmeno a scalfire, un ruolo centrale era dato dall’indifferenza e dal disinteresse che una parte degli adulti, quella abbrutita da un estremo disagio sociale, manifestava nei confronti della salute dei propri piccoli, atteggiamento che provocava a questi ultimi dolorose privazioni ed inaudite sofferenze. Come si comprende, il profondo dolore esistenziale che attanagliava gli uomini dell’800 era formato da tanti mali che messi insieme, uno accanto all’altro, lo rendevano difficilmente curabile.
Marco Monte
Marco Monte è nato e vive a San Giorgio di Nogaro, si è laureato in Storia Moderna all’Università di Trieste nel 1996. Studioso di storia sociale e della sanità in età preindustriale ha collaborato con numerose riviste di studi storici regionali con le quali ha pubblicato diverse monografie riguardanti il prestito ad interesse esercitato dagli usurai di paese, dagli ordini religiosi, dalle confraternite laicali e dai banchi di pegno ebraici. Si è occupato di ribellioni e tumulti contadini, di storia dei morbi epidemici e di malattie sociali. Nel 2006 ha pubblicato con la Società Filologica Friulana A peste fame et bello libera nos, Domine. Società e sanità nella Patria del Friuli prima dell’Unità: San Giorgio di Nogaro. Per i caratteri della Nuova Base ha curato la postfazione del volume di Rachele di Luca Il cuore e le sette spade edito nel 2009.
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