…e mamma e papà, entusiasti, a rincorrere amici e parenti tutti per celebrare le prodezze dei loro figli.
No, questa volta non è andata proprio così. Perché Alice e Bob non sono due bambini, non sono nemmeno degli esseri umani: sono due chatbot, cioè due sistemi di intelligenza artificiale (due software, per farla breve) sviluppati appositamente per gestire conversazioni al posto di esseri umani. Questi sistemi, che sono progettati per rispondere al test di Turing, sono già piuttosto diffusi: li troviamo ad esempio nella stragrande maggioranza dei siti commerciali in cui compaiono sottoforma di "assistente virtuale", ma costituiscono anche la maggior parte dei "risponditori simil-umani" che per l'appunto gestiscono quasi tutte le interazioni social tra utenti e grandi aziende.
Tra i più famosi, ricordiamo "Ok Google" su Android, "Cortana" su Windows 10, "Siri" sui sistemi Apple (dall'iPhone è stata recentemente integrata anche nel macOs).
In questo panorama di "intelligenze artificiali" non poteva essere da meno Facebook, il cui apposito dipartimento sta recentemente lavorando allo sviluppo di un sistema – per l'appunto – di chatbot da integrare nel proprio social network. Pochi giorni fa le due macchine (che attualmente sono progettate per ricevere, elaborare e restituire informazioni in inglese), in un esperimento che le vedeva confrontarsi tra loro, hanno iniziato a scambiarsi frasi in una lingua e secondo una grammatica apparentemente nuove e note solo a loro. Ecco una parte della trascrizione:
Bob: I can i i everything else
Alice: balls have zero to me to me to me to me to me to me to me to me to
Bob: you i everything else
Alice: balls have a ball to me to me to me to me to me to me to me to meca
La notizia ha fatto rapidamente il giro del mondo (e come non avrebbe potuto, trattandosi in particolare di Facebook?), facendo paventare l'evento più temuto, o più atteso dell'era cibernetica: i robot che iniziano a pensare autonomamente, guadagnando così la possibilità di autoevolversi e probabilmente soggiogare la razza umana.
A parte un po' di insperata o ben predisposta pubblicità – sul filo del "purché se ne parli" e di una certa irrazionale impulsività delle folle –, nulla di tutto ciò avrà ancora ad accadere, e lunghi periodi passeranno ancora nei quali gli scrittori di fantascienza potranno continuare a immaginare macchine pensanti (e uomini un po' meno).
Bisogna innanzitutto partire da un concetto di base: i chatbot sono (al momento) progettati per negoziare. All'inizio una semplice interfaccia utente permetteva al bot di negoziare con l'umano la condivisione di una certa serie di risorse: ad esempio palle, libri e cappelli. Le conversazioni, tenute necessariamente in inglese perché questo è il linguaggio dell'umano coinvolto, potevano assumere forme tipo «Dammi il cappello, ti darò il libro». Diventa interessante il momento in cui i bot vengono rivolti uno verso l'altro: non è più necessario che la negoziazione venga condotta secondo le note grammatiche (l'umano infatti è assente) e può pertanto avvicinarsi a quei linguaggi iper-specifici e quasi inintellegibili che contraddistinguono alcuni àmbiti umani. Il riferimento è ad esempio ai codici relativi a missioni militari, o a operazioni aeroportuali, o persino al codice dei radioamatori: in tutte queste situazioni le comunicazioni si sono adattate al di là del linguaggio di origine per servire con la massima efficienza uno scopo altamente specifico. Questo è accaduto anche ad Alice e Bob nell'intelligenza artificiale.
Questo risultato non deve però spaventare, perché ad esempio uno degli strumenti di uso quotidiano per milioni di utenti via desktop o mobile, cioè Google Translate (il sistema "automatico" di traduzione di BigG), è in parte alimentato da una rete neurale che utilizza un'interlingua "specifica per il compito di traduzione e non leggibile o fruibile dagli esseri umani" quando viene richiesta una traduzione tra lingue per le quali il sistema non dispone di precedenti riferimenti.
Ad ogni modo, per ora la storia si ferma qui: perché pare che Facebook abbia imposto ai propri bot di continuare a parlare in "inglese umano" anche quando conversano tra loro. Chissà chi non è ancora pronto per l'altro…