La meravigliosa favola di Chiara Pelizzon

“C’era una volta” è l’incipit delle più belle favole nelle quali ognuno di noi almeno una volta si è smarrito dimenticando la propria realtà e immergendosi in un mondo completamente nuovo. La meravigliosa favola di Chiara Pelizzon inizia esattamente nel maggio 2011, Continua a leggere La meravigliosa favola di Chiara Pelizzon

Un’antica bottega a Trieste: la “Drogheria Vittorio Toso e succ.”

Anche a Trieste, come in tutta la Regione, negli anni scorsi sono stati censiti i locali storici, individuati in seguito con una targa speciale esposta all’ingresso. Fra caffè, pasticcerie, buffet, farmacie e un’antica libreria antiquaria, conosciuta in tutto il mondo in quanto fu di proprietà del poeta Umberto Saba, spicca per particolarità una vecchia drogheria. Nella centralissima Piazza San Giovanni – a due passi dal Viale XX Settembre e dalla Chiesa di San Antonio Nuovo, bellissimo esempio di architettura neoclassica che si affaccia sul Canal Grande – si trova infatti la bottega denominata “Drogheria Toso”.

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La memoria ritrovata di Gaetano Perusini (1879-1915)

La pubblicazione di recenti ricerche ha consentito di riscoprire e di rivalutare il contributo scientifico che il Neurologo friulano Gaetano Perusini ha fornito al progresso della scienza. Aveva raggiunto una fama internazionale tra gli anni 1910 e 1915 quando, trascinato da un ardente amore patriottico, si arruolò volontario nell’esercito italiano appena entrato in guerra contro l’Impero Austriaco e morì eroicamente in prima linea, già nel dicembre dello stesso anno. Fu commemorato in Italia e all’estero come valente Neuropatologo; il suo nome per anni fu legato a quello di Alzheimer per definire la cosiddetta “demenza presenile”, ma dopo il 1978 il suo nome cadde in oblio a seguito della riclassificazione delle demenze da parte dell’americano Robert Katzman, che facendo cadere la distinzione fra demenza presenile e demenza senile la definì “Alzheimer’s disease”, malattia di Alzheimer, dimenticando e facendo dimenticare il nome del Nostro.

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Antonio Andreuzzi e i moti friulani del 1846

Nell’anno in corso l’attenzione degli storici, degli organizzatori di eventi e, in genere, di chi intende mantenere viva la memoria storica si sta focalizzando di preferenza, per ovvi motivi, sulla Prima guerra mondiale. Tuttavia, un evento di tale portata non deve oscurarne altri (certo assai meno rilevanti nel lungo periodo, ma non per questo scarsamente significativi e interessanti). Occorre ricordare, ad esempio, il 150º dei Moti friulani messi a punto dal Partito d’Azione nel 1863 e realizzati nel 1864, tre anni dopo la proclamazione del Regno d’Italia. Il 2014 segna nel contempo il 210º della nascita e il 140º della morte del loro principale animatore: il dottor Antonio Andreuzzi, capo del Comitato d’Azione in Friuli, nativo di Navarons (presso Meduno, provincia di Pordenone), affiliato alla Giovine Italia e figura di spicco della massoneria risorgimentale, fraternamente vicino a patrioti eminenti fra cui, innanzitutto, Mazzini (dal quale assimilò l’idea che a raggiungere l’unità nazionale non dovevano essere né eserciti stranieri né giochi diplomatici, ma gli Italiani: si tratta di un concetto centrale per comprendere e inquadrare correttamente i Moti del 1864) e Garibaldi (che Andreuzzi addirittura visitò all’isola di Caprera nel dicembre 1864), i quali ne esaltarono sovente le virtù; ma si possono altresì ricordare Silvio Pellico, Piero Maroncelli, Ciro Menotti, Pier Fortunato Calvi, Benedetto Cairoli con tutta la sua famiglia e numerosi altri, italiani e no. Continua a leggere Antonio Andreuzzi e i moti friulani del 1846

L’occhio della biglia (a Giorgio Celiberti)

Udine, 20 novembre 1939.

L’inverno non era ancora inverno, perlomeno sul lunario appeso al muro.
Era novembre, ma un novembre freddo, coi rami degli alberi gelati e la galaverna che al mattino ricamava geografie di ghiaccio sui vetri delle finestre , intente a ingaggiare battaglia contro i fendenti di bora e le lame di tramontana che soffiavano in raffiche furiose, abrasive come polvere di vetro sulla pelle delle guance o delle mani.
Immobile accanto alla finestra, Giorgio guardò giù, verso la strada. Continua a leggere L’occhio della biglia (a Giorgio Celiberti)

Annibale Frossi, il campione con gli occhiali

Parecchi anni fa un anziano ragognese, già stimato maestro di scuola, accennando alle passioni sportive della sua gioventù ed ai ricordi di un’epoca ormai lontana ma alla quale ripensava con un certo orgoglio, mi fece con sincera ammirazione il nome di Annibale Frossi. Ricordava nitidamente le gesta e la fama del “campione con gli occhiali”, nella maglia nerazzurra dell’Ambrosiana-Inter ed in quella azzurra della nazionale italiana, vincitrice dell’oro olimpico a Berlino nel 1936. Da giovanissimo appassionato di calcio ed “interista”, anche a me quel nome non era sconosciuto. Qualche tempo prima, alcune vecchie fotografie “in bianco e nero” riprodotte sulla rivista ufficiale del celebre club milanese mi avevano fatto scoprire un volto reso inconfondibile da un paio di occhiali a lenti tonde ed infrangibili, legati alla nuca da un elastico.
Il primo giocatore della Serie A con gli occhiali! E che giocatore! Continua a leggere Annibale Frossi, il campione con gli occhiali

Il generalissimo Suvòrov in Friuli

Nella primavera del 1799 il destino condusse in terra friulana colui che ancor oggi è considerato il più grande comandante dell’intera storia militare russa, il “generalissimo” Aleksandr Vasil’evič Suvòrov, a quel tempo alla guida del corpo di spedizione imperiale inviato in Italia dallo zar Paolo I per combattere le truppe napoleoniche, al fianco di quelle austriache.
In pochi avrebbero creduto che quel bambino dal fisico piuttosto gracile, nato a Mosca il 24 Novembre del 1729 da un’agiata famiglia di lontane origini svedesi potesse diventare un comandante invitto, destinato a coprirsi di fama in Russia ed in tutta Europa.

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