Descrizione
Novembre 1917: la difesa del Monte Festa
A seguito dello sfondamento di Caporetto, in Friuli, le truppe posizionate nella Zona Carnia dovettero rapidamente ripiegare per allinearsi sulla nuova linea di difesa, la 63° e la 36° Divisione si ritirarono per ultime, dirette in tre colonne verso la Valle dell’Arzino, senza una precisa strategia di ritirata.
Il Forte di Monte Festa, che faceva parte del settore denominato “Ridotto Carnico”, rimase isolato a impegnare il nemico, era ancora armato seppur malamente, e aveva il compito di rallentare l’avanzata per permettere le operazioni di ripiegamento. Il 26 ottobre il Comando supremo aveva dato disposizioni telegrafiche al Comando della zona Carnia per l’eventuale ripiegamento sulle prealpi e rimarcando in merito all’opera di Monte Festa:
“D’ordine del Comando Supremo, il Forte di Monte Festa deve essere messo subito in istato di efficienza: resistere se attaccato. Hanno pertanto valore a questo riguardo le prescrizioni sancite dal regolamento del servizio in guerra, paragrafi 52 e seguenti”
Le truppe Austroungariche e Tedesche, impostarono l’invasione secondo l’incitamento: Avanzare! Avanzare! Avanzare! Così come sul fronte occidentale l’invasione doveva procedere nella più assoluta rapidità, per non dare tempo al nemico di riorganizzarsi. La sconfitta, che verrà poi chiamata disfatta, era chiara. L’unico campo su cui si poteva ancora combattere era quello del tempo, bisognava guadagnare tempo, riorganizzarsi e non perdere troppi uomini nella confusione della ritirata.
Tra le numerose battaglie di questa disperata difesa, spicca la battaglia sul Monte Festa, combattuta da un manipolo di uomini poco armati e poco approvvigionati, comandati dal quel Capitano Riccardo Noël Winderling che verrà poi insignito assieme ai suoi uomini della medaglia d’argento al valore. Una vicenda assente dalla storiografia maggiore, che deve riguadagnare il suo giusto spazio nella memoria collettiva.
Da questo fatto di storia Emanuele Facchin ha preso l’ispirazione per creare un romanzo storico che sapesse trasportare il lettore non in un semplice viaggio attorno alla battaglia, ma in un percorso dentro l’animo degli uomini, andando a scavare in quelle emozioni e in quelle sfide interiori che il tempo imponeva. Una scrittura fluida e dei paesaggi pennellati che vogliono riproporre una vicenda ormai sbiadita dal tempo, e che riacquista così tutto il fascino e l’importanza che la memoria di quegli uomini merita ancora oggi.
Emanuele Facchin
Emanuele Facchin è nato a Tolmezzo e vive a Cavazzo Carnico in provincia di Udine. Organizzatore di eventi artistici, allievo attore presso l’accademia sperimentale spettacolo Carnia e chitarrista solitario.
Eroi senza vittoria è la prima opera che pubblica.
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