Udine, 20 novembre 1939.
L’inverno non era ancora inverno, perlomeno sul lunario appeso al muro.
Era novembre, ma un novembre freddo, coi rami degli alberi gelati e la galaverna che al mattino ricamava geografie di ghiaccio sui vetri delle finestre , intente a ingaggiare battaglia contro i fendenti di bora e le lame di tramontana che soffiavano in raffiche furiose, abrasive come polvere di vetro sulla pelle delle guance o delle mani.
Immobile accanto alla finestra, Giorgio guardò giù, verso la strada. Continua a leggere L’occhio della biglia (a Giorgio Celiberti)